Il sodalizio nasce nel 2009 per diffondere la cultura enogastronomica del territorio altoatesino
Correva l’anno 2009 quando un gruppo di amici, all’ombra del Castel Mareccio (Centro Convegni Bolzano) davanti a un buon bicchiere di vino, un piatto di Speck e una vista mozzafiato sul “Rosengarten” (il giardino delle rose), decide di riunirsi in un sodalizio allo scopo di rendere partecipi altri amici amanti dello stesso mondo. Nasce così il sodalizio “Cultori Enogastronomi Bolzano” (C.E.B.) con l’intento di promuovere ricerche sull’alimentazione e sul vino che contribuiscano a diffondere alle Confraternite affiliate alla F.I.C.E. (Federazione Italiana Circoli Enogastronomici) e al C.E.U.C.O. (Consiglio Europeo di Confraternite Enogastronomiche) la cultura enogastronomica del territorio dolomitico.
La ricerca in campo enogastronomico
Il sodalizio “Cultori Enogastronomi Bolzano” ha in allestimento quattro quaderni: “Tutto Vino” , “Ricette della Cucina Dolomitica”, “Cibo&Vino”, “Nel mondo delle Grappe e Distillati”, che raccolgono tutte le ricerche dai suoi cultori in ambito enogastronomico.
Il primo quaderno “Tutto Vino” si divide in due parti: nella prima vengono presentate le diverse lavorazioni del prodotto in cantina per arrivare poi ai vari tipi di vino; nella seconda vengono presentati i vini prodotti nella zona altoatesina, ciascuno accompagnato da una scheda tecnica contenente alcuni cenni storici del vitigno, una descrizione degli aromi e del gusto olfattivo e un parere di importanti sommelier. Il secondo quaderno “Antiche Ricette, quasi dimenticate, delle valli dolomitiche” è dedicato alle antiche pietanze, ormai dimenticate, che si cerca di riportare in tavola mantenendo inalterati i sapori e i profumi tradizionali. Nel terzo quaderno “Cibo&Vino” si cerca invece di indirizzare in modo semplice l’abbinamento del Cibo al Vino. La “teoria” dell’abbinamento si divide in due grandi scuole di pensiero: quella dei tecnici che si affidano a regole ben precise e standardizzate e quella di coloro che sostengono che l’abbinamento perfetto sia prodotto unicamente dal nostro palato. La verità, probabilmente, sta nel mezzo, secondo gli amici del C.E.B. Ovvero: esistono sicuramente delle linee guida e dei criteri ai quali affidarsi per scegliere il vino giusto per ogni piatto, ma è anche vero che ognuno di noi ha una propria sensibilità gusto-olfattiva, unica e personale. Nel quarto quaderno, intitolato “Nel mondo delle Grappe e Distillati”, si cerca di fare luce sulla classificazione tra un Distillato, un Liquore, una Grappa e una Acquavite.
Alto Adige da vivere: Canderli, Spaghetti, Speck e buon vino
La cucina altoatesina si può riassumere nel binomio Canederli e Spaghetti. Cibi alpini e mediterranei si trovano nelle stesso piatto, o per lo meno nello stesso menù. Grano saraceno ed erbe di montagna sono impiegati tanto quanto parmigiano e rosmarino. I cuochi altoatesini mescolano sapientemente tutti i sapori creando prodotti dalla raffinata arte culinaria. Senza tante salse, decorazioni e ghirigori, gli chef in cucina si concentrano sull’essenziale: ingredienti freschi, spesso dal proprio orto, esperienza e talento nel fondere assieme cibi tirolesi, italiani e ladini. Lo Speck è la vera specialità altoatesina. Le sue testimonianze risalgono al 1200, nei registri mercantili dell’ordine dei macellai. Mentre nord per conservare la carne si utilizzava il metodo dell’affumicatura e al sud si usava il sale, i Sudtirolesi mescolarono le due tecniche e inventarono così il prosciutto crudo che unisce la tradizione mediterranea e quella nordica: un maiale nato e cresciuto nei masi dell’Alto Adige, un po’ di sale, un po’ di fumo freddo, molta aria fresca, ecco i segreti dello Speck. Infine, non può mancare un bicchiere di buon vino. Schiava, Lagrein, e Gewürztraminer, tre vitigni autoctoni dell’Alto Adige, sono gli ambasciatori del vino altoatesino. La viticoltura dell’Alto Adige è come un puzzle, dove il terreno e il clima variano sensibilmente un’infinità di volte tra i 200 e i 1000 metri di altitudine, con 300 giorni di sole all’anno Il risultato? Ai tre vitigni autoctoni fanno da corona 17 vitigni internazionali, i diversi tipi di terreno e di clima consentono di produrre una gamma di vini di punta tra i migliori d’Europa.