Questa è la domanda che il consigliere regionale del PD, Andrea Zanoni, rivolge con un interrogazione al presidente della Regione, Luca Zaia. L’esponente democratico lancia infatti l’allarme sul fatto che “gli operatori della zona del Prosecco Docg stanno denunciando pesanti difficoltà nel coltivare i loro vigneti in modo biologico, a causa della altissima densità di coltivazioni e della frammentazione delle proprietà in piccoli e piccolissimi vigneti, posti uno accanto all’altro. Tale vicinanza diretta tra vigneti rende praticamente impossibile, per gli operatori biologici, evitare la contaminazione di pesticidi utilizzati dai coltivatori convenzionali”.
“Gli sforzi compiuti da molti operatori, di coltivare in modo biologico e biodinamico, risultano spesso vani essendo loro preclusa la possibilità della certificazione biologica o biodinamica delle uve come recentemente denunciato da un coltivatore locale bio che con analisi alla mano ha dimostrato la contaminazione del su vigneto da diverse molecole di sintesi a causa dei vicini trattamenti di vitigni “convenzionali” Tutto questo con un danno economico oltre che morale. Contemporaneamente – denuncia in conclusione Zanoni – si assiste da parte della Regione Veneto alla concessione di deroghe nell’utilizzo di prodotti fitosanitari”.
Presentata il giugno 2016 dal consigliere regionale Andrea Zanoni.
Premesso che:
- il settore delle coltivazioni biologiche sta conoscendo una forte crescita in termini di domanda: in Italia, secondo il rapporto ‘Bio in cifre 2015’, realizzato da Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) per il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, i consumi interni sono aumentati del 20 per cento nel periodo compreso tra novembre 2014 e novembre 2015. Il nostro Paese ha ormai assunto un ruolo di leadership europea per numero di operatori, con un fatturato annuo di circa 4 miliardi di euro;
- lo scenario suddetto ha spinto il Governo ad introdurre una serie di linee-guida strategiche per favorire ed indirizzare uno sviluppo armonico del settore del biologico in Italia;
- nei mesi scorsi è stato approvato, in sede di Conferenza Stato-Regioni, il Piano Strategico nazionale per il biologico;
- il suddetto Piano, risultato del lavoro portato avanti dal Mipaaf insieme a tutta la filiera, prevede una serie di obiettivi mirati per la crescita del settore, sia in termini di mercato che di superficie dedicata all’agricoltura biologica, da raggiungere entro il 2020 attraverso azioni specifiche:
- tra le azioni indicate dal Piano si richiama all’uniformità delle modalità di applicazione della misura di sostegno all’agricoltura bio prevista dai PSR (Piani di Sviluppo Rurale) tra le diverse Regioni italiane.
Considerato che:
- in Veneto, il vino biologico è uno dei prodotti più richiesti;
- gli operatori della zona del “Prosecco Docg” stanno denunciando pesanti difficoltà nel coltivare i loro vigneti in modo biologico, a causa della altissima densità di coltivazioni e della frammentazione delle proprietà in piccoli e piccolissimi vigneti, posti uno accanto all’altro;
- tale vicinanza diretta tra vigneti rende praticamente impossibile, per gli operatori biologici, evitare la contaminazione di pesticidi utilizzati dai coltivatori convenzionali;
- gli sforzi compiuti da molti operatori, di coltivare in modo biologico e biodinamico, risultano spesso vani essendo loro preclusa la possibilità della certificazione biologica o biodinamica delle uve. Tutto questo con un danno economico oltre che morale;
- contemporaneamente si assiste da parte della Regione Veneto alla concessione di deroghe nell’utilizzo di prodotti fitosanitari, come è accaduto nello scorso marzo con l’autorizzazione del Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale – Settore Fitosanitario (prot. n. 83829 del 02.03.2016) “a portare, nella difesa della peronospera della vite, da 4 a 6 la limitazione complessiva relativa ai prodotti contenenti Mancozeb, Folpet, Dithianon, Fluazinam, fermo restando il limite di 3 interventi per ciascuna di suddette sostanze attive”;
- è emblematico in questo scenario, il caso di un coltivatore di vigneti di prosecco con la modalità del biologico in provincia di Treviso: le analisi di laboratorio hanno rilevato la presenza dei composti Boscalid, Dimethomorph, Mandipropamid, Metalaxyl e Metalaxyl-M. Con la conseguenza che le sue coltivazioni sono state valutate non conformi al Decreto Ministeriale n. 309 del 13 gennaio 2011e dunque non riconoscibili come produzione biologica.
Tutto ciò premesso
il sottoscritto consigliere chiede al Presidente della Giunta regionale
quali misure intende introdurre per garantire la piena tutela delle coltivazioni biologiche nella zona del “Prosecco Docg” dalla contaminazione da pesticidi dovuta dalla deriva dei medesimi utilizzati nelle coltivazioni “convenzionali”.